L’erba del vicino (rastafariano) è sempre di più.

La puoi fumare, ma non la puoi tenere. Non la puoi coltivare. Anzi si. Anzi no. Ne puoi avere tot tat tit tut. Se te ne trovano tanta e sei un fricchettone ti portano in galera e ti ammazzano. Non la puoi fumare. Se sei malato la puoi fumare. Anzi no. Anzi si. Quante sentenze contraddittorie in materia di marijuana ha emesso negli ultimi anni la Corte di Cassazione?

Adesso l’ultima, la numero 28720 emessa dalla Sesta Sezione penale della Cassazione:
chi aderisce al rastafarianesimo può consumarne per uso personale fino a 10g al giorno perchè “la marijuana non è utilizzata solo come erba medicinale, ma anche come erba meditativa”.

Ora, capisco che le leggiitaliane nell’era Berlusconi sono ormai diventate una barzelletta, ma mi chiedo, al livello teorico di filosofia del diritto, com’è possibile che all’adepto ad una religione particolare (sprovvista tra l’altro di chiese e/o strutture organizzative quindi più identificabile come una filosofia) sia concesso di praticare atti che alle altre persone sono vietati, in quanto considerati reati?

Quindi le possibilità sono due:

  • 1. l’atto di fumare cannabis indica è ritenuto reato artifiziosamente: del resto se ai rastafariani è concesso significa che la marijuana non uccide perchè altrimenti una tale sentenza sarebbe inaccettabile. Ma allora perchè agli altri cittadini è vietato fumare marijuana mentre gli è permesso fumare tabacco (che uccide) e bere alcol (che uccide)?
  • 2. basta dichiararsi rastafariano per poter consumare fino a 10g al giorno di cannabis. Da cui deriva come corollario che domani posso inventarmi una religione che abbia come base il furto per poter rubare tranquillamente.

Inoltre, il rastafarianesimo non è l’unica religione che prescrive ai suoi adepti l’uso quotidiano e massiccio di cannabis indica per raggiungere uno “stato psicofisico inteso alla contemplazione nella preghiera”, ma anche lo Śivaismo. Questo dovrebbe far riflettere sulla reale natura della cannabis indica, sulla sua millenaria importanza storica e culturale che dovrebbe distinguerla dalle droghe sintetiche come la cocaina l’eroina e compagnia bella.

[via Repubblica.it]

PS: una nota per i giornalisti di Repubblica.it, professionisti iscritti all’albo : “fede rasta” non significa nulla. “Rasta” non significa nulla: è un’abbreviazione colloquiale, da strada, che sta per Rastafariano, cioè colui che aderisce alla religione del Rastafarianesimo, o Rastafar-I, dal nome Ras Tafarai (Ras Tafari, l’Imperatore che salì al trono d’Etiopia nel 1930 con il nome di Haile Selassie). Da quando in qua negli articoli di giornalismo si usano le abbreviazioni e/o lo slang da strada? Soprattutto per parlare di una corrente religiosa che si rifà direttamente alle 12 tribù d’Israele? In siberia a lavorare, altro che aerei gratis…